Prima dell’alias Andrea Bonafede, Matteo Messina Denaro in precedenza potrebbe aver utilizzato diverse identità.
Durante la sua latitanza di trent’anni, il boss Matteo Messina Denaro potrebbe essersi affidato ad ulteriori prestanome, oltre che ad Andrea Bonafede. Attraverso le perquisizioni nel covo di vicolo San Vito a Campobello di Mazara (Trapani), sono stati trovati documenti di identità contraffatti coi nomi e i dati di persone realmente esistenti.
I ritrovamenti nel covo
Da accertare se tali documenti siano stati contraffatti dal boss di Castelvetrano o se qualcuno li abbia preparati per lui. Inoltre, nel nascondiglio sono state rinvenute anche foto tessera di soggetti diversi. Al vaglio le indagini anche su quest’ultimo materiale.
Fino ad ora l’alias Andrea Bonafede pare sia stato utilizzato dal 2020, fin dalla prima operazione di Messina Denaro all’ospedale di Mazara del Vallo. Però prima di allora il capomafia potrebbe aver utilizzato diverse false identità nel corso degli anni in cui è stato latitante. Le persone rilevate dagli ultimi documenti, potrebbero essere stati favoreggiatori con cui avrebbe viaggiato e concluso affari.
Intanto, nel covo di Campobello di Mazara, in via CB 31, i Carabinieri hanno scovato oggetti personali e libri tenuti in ordine, un divano marrone, due peluche e un ferro da stiro. Ma anche una stanza adibita a palestra, con panca e bilancere. Oltre ai suoi vestiti e scarpe firmate, alcune immagini appese al muro, tra cui stampe che richiamano i personaggi “Joker” e del “Padrino”, ma anche quadri con riproduzioni di dipinti famosi, come i Girasoli di Van Gogh.